Lettere di San Giovanni di Dio

Lettere scritte dal nostro Padre Fondatore

LETTERA A LUIGI BATTISTA

 

1                    Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta; Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Dio vi salvi, fratel­lo mio in Gesù Cristo e figlio mio amatissimo, Luigi Bat­tista.

2                    Ho ricevuto una vostra lettera inviatami da Jaén, che mi recò molta gioia e (dalla quale ebbi) molta soddisfa­zione, sebbene mi sia spiaciuto molto che abbiate avuto mal di denti, perché mi fa soffrire tutto il vostro male e mi fa gioire il vostro bene.

3                    Mi avete fatto sapere di non aver trovato costì nessu­na soluzione per quello che siete andato a cercare; d’al­tro canto mi dite che volete andare a Valencia, o non so dove, non so che dirvi.

4                    Scrivo questa lettera in fretta per spedirla subito, e ho tanta premura che quasi non ho tempo di raccomandare la cosa a Dio; ed è necessario raccomandarla molto a no­stro Signore Gesù Cristo e con più tempo di quanto io ne abbia.

5                    E vedendo che molte volte siete tanto debole, specie con le donne, non so se farvi venire qui, perché Pedro non se n’è andato, né so quando partirà; lui dice che vuole partire, ma io non so di sicuro quando avverrà la sua par­tenza.

6                    Se sapessi con certezza che qui trarreste vantaggio per la vostra anima e per quella di tutti, vi ordinerei subito di venire, ma ho paura che succeda il contrario; mi par­rebbe meglio perciò (lasciarvi) trascorrere adesso qualche giorno in mezzo ai guai, fino a che siate molto ben assue­fatto alle fatiche e all’alternarsi di giornate assai nere o molto buone; e d’altro canto mi pare che se doveste finire col perdervi, sarebbe molto meglio tornarvene, comun­que di tutto questo Dio sa qual è il meglio e il vero.

7                    Per questo mi pare meglio che prima di partire da co­desta città, raccomandiate molto l’affare a nostro Signo­re Gesù Cristo, e che io pure di qui faccia lo stesso, e per questo mi scriviate molto spesso; vi informerete di lì dai pellegrini che transitano in ogni senso: essi vi di­ranno qual è la situazione di codesta terra di Valencia; se andrete a Valencia vedrete il corpo santo di San Vin­cenzo Ferrer.

8                    Mi sembra che andiate come una barca senza remo: in­fatti, molte volte mi sorge il dubbio che anch’io sia un uomo senza un indirizzo fisso, cosicché siamo in due a non sapere che fare, né voi né io.         
     Ma Dio è quello che sa e rimedia, dia Lui rimedio e consiglio a tutti noi.

9                    Poiché mi sembra che procediate come una pietra va­gante, sarà bene che andiate un po’ a macerare le vostre carni e a soffrire vita dura, fame e sete e ignominie e stan­chezze, e angustie e affanni e contrarietà; tutto ciò si de­ve patire per Dio, perché se venite qui, dovete soffrire tutto questo per amore di Dio. 
     Di tutto dovete rendere molte grazie a Dio per il bene e per il male.

10               Ricordatevi di nostro Signore Gesù Cristo e della sua benedetta Passione, che restituì, per il male che gli face­vano, il bene: così dovete fare voi, figlio mio Battista, che quando verrete alla casa di Dio, sappiate conoscere il male e il bene; ma se con certezza sapeste che con que­sto viaggio doveste perdervi, meglio sarebbe tornare qui o a Siviglia, dove nostro Signore Gesù Cristo meglio vi guidasse.

11               Ma se venite qui, dovete obbedire molto e lavorare mol­to più di quanto abbiate lavorato, e tutto (assorto) nelle cose di Dio e perdere il sonno nella cura dei poveri. 
     La casa è aperta per voi: vorrei vedervi camminare di bene in meglio, come figlio e fratello.

12               Da questa lettera non potrete comprendere tutta la mia situazione perché ho molta fretta e non vi posso scrivere a lungo, perché non so se il Signore vorrà che torniate tanto presto in questa casa, oppure che soffriate costì; ma ricordate che, se venite, dovete venire sul serio e do­vete guardarvi molto dalle donne, come dal diavolo.

13               Già sta avvicinandosi per voi il tempo di scegliere una strada: se dovete venire qui, dovete dare qualche frutto a Dio, e dovete lasciare la pelle e il resto.   
     Ricordatevi di San Bartolomeo: lo scorticarono e por­tò in spalla la propria pelle: se venite qui, non è che per lavorare, non per poltrire, perché al figlio più amato si affidano le maggiori fatiche.

14               Circa il venire qui, fate quello che vi sembra meglio e Dio vi farà capire; se vi par meglio correre adesso per il mondo in cerca di qualche impresa nella quale Dio me­glio sia servito, fate tutto come a Lui piacerà, come quel­li che vanno alle Indie alla ventura; ma fate in modo di scrivermi sempre, dovunque vi troverete.

15               Tutti i giorni della vostra vita guardate a Dio, assiste­te sempre all’intera Messa, confessatevi frequentemen­te, se sarà possibile: non dormite in peccato mortale nep­pure una notte, amate nostro Signore Gesù Cristo sopra tutte le cose del mondo, ché per molto che lo amiate, mol­to più Lui ama voi.    
     Abbiate sempre carità, perché dove non c’è carità, non c’è Dio, anche se Dio è in ogni luogo.

16               Potendo, andrò a presentare i vostri saluti a Lebrija; la vostra lettera l’ho data a Battista in carcere: ne è stato molto contento, e gli ho detto che scrivesse subito, per poter spedire la lettera; adesso vado a vedere se ha scrit­to, per inviarla; a tutti i miei saluti.   
     A tutti ho portato i vostri saluti, ai grandi e ai piccoli, e all’Ortiza e a Miguel; e Pedro dice che, se venite, sta­rete con lui fino alla sua partenza, e ugualmente, se tor­nasse.

17               Non ho altro da dirvi, se non che Dio vi salvi e vi cu­stodisca, e vi incammini nel suo santo servizio, voi e tutti.     
     Smetto, ma non di pregare Dio per voi e per tutti; de­vo dirvi che mi è andata molto bene con il Rosario, e spero in Dio, di recitarlo tutte le volte che potrò e Dio vorrà.

18               Già vi ho detto che, se credete di perdervi in questo viaggio, facciate come meglio vi parrà.
     Prima di partire da codesta città, fate dire alcune Messe allo Spirito Santo e ai Re Magi, se ne avrete i mezzi, e se no, basterà la buona volontà; e se questa non fosse suf­ficiente, supplisca la grazia di Dio.

19               Il fratello minore di tutti, Giovanni di Dio, se Dio vuole morendo, ma però tacendo e in Dio sperando, schiavo di nostro Signore Gesù Cristo, desideroso di servirlo. Amen Gesù.   
     Sebbene non sia un così buono schiavo come altri, poi­ché molte volte lo servo male e molte volte lo tradisco, e quantunque me ne dispiaccia assai e molto più dovreb­be dispiacermene, Dio voglia perdonare me e voglia sal­vare tutti.

20               Scrivetemi tutto quello che vi succede costì; vi invio qui acclusa una lettera che mi hanno mandata perché ve la facessi avere; non ho voluto aprirla per esservi leale, né so se è indirizzata a voi, o a Battista, quello del carce­re; se fosse destinata a quello del carcere, leggetela e man­datemela, perché gliela consegni, e se Battista avrà scrit­to la sua lettera, partirà con queste due.      
     Ora restate con Dio e andate con Dio.
[1]

 


 

 

 

1.                  Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta.  
     Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Amen Gesù. Dio vi salvi, fratello mio in Gesù Cristo, Gutierre Lasso, voi e tutta la vostra compagnia, e quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

2.                  La presente è per farvi sapere che, grazie a Dio, sono arrivato in buona salute e portando anche più di cinquanta ducati; con quello che avete di là e ciò che io ho portato, penso faranno cento ducati. Dopo il mio arrivo, mi sono indebitato per trenta ducati o più, ma non bastano né que­sti né quelli, perché ho da mantenere più di 150 persone, e Dio provvede ogni giorno ai loro bisogni.
     Se dunque a questi venticinque ducati che avete, po­tete aggiungere qualche cosa di più, c’è bisogno di tutto.
     Mandatemi tutti i poveri piagati che si trovano costì, e se non fosse possibile, non prendetevi pena né lavoro.

3.                  Mandatemi subito i venticinque ducati, perché tanti e molti di più ne devo pagare, e li stanno aspettando, voi ricorderete che ve li avevo consegnati in un sacchetto di tela, una sera nel vostro aranceto, mentre assieme pas­seggiavamo; spero in nostro Signore Gesù Cristo che, un giorno, passeggerete nel giardino Celeste.

4.                  Avendo il mulattiere molta fretta, non ho potuto scri­vere a lungo; inoltre è stato tanto il lavoro, da non re­starmi lo spazio di un Credo; per amore di nostro Signo­re Gesù Cristo, mandatemi subito questi soldi, perché mi fanno molta premura.

5.                  Per amore di nostro Signore Gesù Cristo, raccoman­datemi alla molto nobile virtuosa e generosa schiava di nostro Signore Gesù Cristo, vostra moglie, che tanto desidera servire e piacere a nostro Signore Gesù Cristo e a nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta, e per amore di Dio, obbedire e servire suo marito Gutierre Las­so, schiavo di nostro Signore Gesù Cristo, desideroso di servirlo. Amen Gesù.

6.                  Portate i miei saluti anche a vostro figlio l’arcidiacono che mi accompagnò a chiedere l’elemosina benedetta, lui che è il minimo schiavo degli schiavi di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta, lui che desidera sempre servire e piacere a no­stro Signore Gesù Cristo e alla sua benedetta Madre, no­stra Signora la Vergine Maria.  
     Ditegli di scrivermi subito con l’aiuto di Dio.

7.             Anche voi, buon cavaliere e buon fratello in Gesù Cri­sto, Gutierre Lasso, scrivetemi e salutatemi tutti i vostri figli e figlie, e tutti quanti vorrete. A Malaga, voi parle­rete per me e porterete i miei ossequi al Vescovo e a tutti gli altri che vorrete e vedrete, poiché sono obbligato a pregare per tutti.

8.                  Quanto al buon cavaliere vostro figlio, che mi sembra essere il primogenito, sarà come Dio vorrà; nostro Signore Gesù Cristo sia con lui in tutte le sue cose, opere e azio­ni; mi sembra, se Dio lo vuole, che sarebbe meglio spo­sarlo al più presto possibile, se lui stesso dichiara di vo­lerlo, e sebbene vi dica al più presto, non dovete ammaz­zarvi per questo, poiché la vostra grande preoccupazione dev’essere quella di pregare Dio che gli dia una buona moglie, perché mi sembra che sia ancora molto giovane; piaccia a nostro Signore Gesù Cristo, che sia maturo di senno.

9.                  Ognuno deve abbracciare lo stato che Dio gli destina; i padri e le madri non devono per questo adesso prender­si tante preoccupazioni e pene, ma pregare Dio che con­ceda lo stato di grazia a tutti e a tutte.  
     Quando Dio vorrà, l’uno si sposerà e l’altro canterà Messa, e di tutto quanto io dico qui, non so niente, per­ché Dio sa tutto; piaccia a nostro Signore Gesù Cristo disporre dei vostri figli come voi desiderate in modo che nostro Signore Gesù Cristo sia meglio servito.

10.             Nostro Signore sa meglio di voi quello che deve fare dei vostri figli e delle vostre figlie, e tutto quello che no­stro Signore Gesù Cristo farà, voi lo dovete accettare e ritenerlo per buono.

11.             I peccati che io farò, voglio confessarli e farne peni­tenza, perché le buone opere che gli uomini fanno, non sono loro, ma di Dio: a Dio onore, gloria e lode, perché tutto è di Dio. Amen Gesù.

12.             Il vostro fratello minore Giovanni di Dio, se Dio vuo­le morendo, ma però tacendo e in Dio sperando, (lui) che desidera la salvezza di tutti come la sua stessa. Amen Gesù.

     Piaccia a nostro Signore Gesù Cristo che, quanto fare­te voi e i vostri figli e figlie, sia tutto per il servizio di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergi­ne Maria; che nostro Signore Gesù Cristo non permetta che voi facciate alcuna cosa che a Lui non sia gradita. Amen Gesù.[2]

 

 


 

1.                  Questa lettera sia consegnata al molto nobile, virtuo­so e generoso cavaliere di nostro Signore Gesù Cristo, Gutierre Lasso, schiavo di nostro Signore Gesù Cristo, desideroso di servirlo. Amen Gesù.   
     Sia consegnata nelle sue proprie mani a Malaga o do­vunque si trovi. Amen Gesù.

2.                  Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta.

          Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Amen Gesù.

          Dio vi salvi fratello mio in Gesù Cristo, amatissimo e stimatissimo in Gesù Cristo.

3.                  La presente sarà per farvi sapere, che io sono molto afflitto e in grandissima necessità, di tutto però rendo gra­zie a nostro Signore Gesù Cristo perché dovete sapere, fratello mio amatissimo e carissimo in Gesù Cristo, che sono così tanti i poveri che qui affluiscono che, molto spes­so, io stesso sono spaventato per come si possa sostentar­li; ma Gesù Cristo provvede a tutto e dà loro da mangiare.

4.                  Ogni giorno, solo per la legna, occorrono sette o otto reali, perché la città è grande e molto fredda, particolar­mente in questo tempo d’inverno, e sono molti i poveri che giungono a questa casa di Dio, perché fra tutti ­infermi, sani, gente di servizio e pellegrini - sono più di centodieci.

5.                  Essendo questa una casa per tutti, vi si ricevono indi­stintamente (persone affette) da ogni malattia e gente d’ogni tipo, sicché vi sono degli storpi, dei monchi, dei leb­brosi, dei muti, dei matti, dei paralitici, dei tignosi e al­tri molto vecchi e molti bambini; senza poi contare molti altri pellegrini e viandanti che vengono qui e ai quali si danno il fuoco, l’acqua, il sale e i recipienti per cucinare il cibo da mangiare.

6.                  Per tutto questo non vi è rendita alcuna, ma Gesù Cri­sto provvede a tutto, perché non vi è giorno in cui per le provviste della casa non ci vogliano quattro scudi e mez­zo, e qualche volta cinque: per il pane, per la carne, per le galline, per la legna, senza contare le medicine e i ve­stiti, che è un’altra spesa distinta.

7.                  Il giorno in cui le elemosine non bastano per provve­dere a quello che ho detto, io prendo a credito, altre vol­te si digiuna.

          E così mi trovo indebitato e prigioniero solo per Gesù Cristo; devo più di duecento ducati per le camicie, le zi­marre, le scarpe, le lenzuola, le coperte e per molte altre cose che occorrono in questa casa di Dio, come pure per il mantenimento dei bambini che qui abbandonano.

8.                  Così dunque, fratello mio amatissimo e stimatissimo in Gesù Cristo, vedendomi tanto indebitato, molte. volte non esco di casa a motivo dei debiti che ho e, vedendo soffrire tanti poveri miei fratelli e mio prossimo, che si trovano in così grandi necessità sia per il corpo che per l’anima, non potendoli soccorrere, sono molto triste; con tutto ciò, confido solo in Gesù Cristo che mi sdebiterà, poiché Lui conosce il mio cuore.

9.                  Perciò dico: maledetto l’uomo che confida negli uomi­ni e non solamente in Gesù Cristo, perché, voglia o non voglia, dagli uomini sarai separato, mentre Gesù Cristo è fedele e duraturo; e poiché Gesù Cristo provvede a tut­to, a Lui siano rese grazie per sempre. Amen Gesù.

10.             Fratello mio amatissimo e stimatissimo in Gesù Cri­sto, ho voluto ragguagliarvi delle mie preoccupazioni per­ché so che ne soffrirete come io soffrirei per le vostre, e perché so che volete bene a Gesù Cristo e che avete compassione dei suoi figli, i poveri; perciò vi informo delle loro necessità e delle mie.

11.             Dato che tutti miriamo a un medesimo traguardo, benché ognuno cammini per la propria strada, e come Dio vuole viene incamminato, sarà bene che ci facciamo for­za gli uni gli altri.

          Pertanto, fratello mio amatissimo in Gesù Cristo, non lasciate di pregare Gesù Cristo per me, affinché mi dia la grazia e la forza di resistere e di vincere il mondo, il diavolo e la carne, e che mi dia umiltà, pazienza e carità verso il mio prossimo.

12.             Mi faccia confessare con sincerità tutti i miei peccati e obbedire al mio confessore, disprezzare me stesso e ama­re solo Gesù Cristo; professare e credere tutto ciò che professa e crede la santa Madre Chiesa: così io lo profes­so e lo credo, bene e veramente; e come lo professa e lo crede la santa Madre Chiesa, così lo professo e lo credo io, e da qui non mi muovo e lo sigillo e lo chiudo con la mia chiave.

13.             Fratello mio in Gesù Cristo, sento molto sollievo a scri­vervi, perché mi sembra di parlare con voi e di farvi par­tecipe dei miei affanni; so che voi li sentite come io l’ho visto dai fatti, perché le due volte che sono stato in co­desta città, mi avete fatto una così buona accoglienza e mi avete dimostrato tanta buona volontà; nostro Signo­re Gesù Cristo vi ricompensi in cielo della buona opera che avete fatto per Gesù Cristo, per i poveri e per me: Gesù Cristo ve la paghi. Amen Gesù.

14.             Fratello mio in Gesù Cristo, saluterete da parte mia la vostra casa e i vostri figli amatissimi, particolarmente il maestro di scuola, mio amato fratello in Gesù Cristo, e il buon padre e mio fratello in Gesù Cristo, il Vescovo, e donna Caterina, mia ospitale sorella, amatissima in Gesù Cristo, e a tutti quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Ge­sù.

15.             Fratello mio in Gesù Cristo, vi mando questo giovane latore della presente, in cui si tratta di un giovane dece­duto in questo ospedale, originario della città di Malaga, che aveva lasciato alcuni beni a questa casa, consistenti nell’eredità di una vigna o censo, cosa che egli può rife­rirvi meglio, perché l’ha trattata fin dall’inizio.

16.             Io voglio che si venda, perché ho molto bisogno di de­naro, e anche perché è scarsa la rendita, per andarla a prendere ogni anno; pertanto, per amore di nostro Signore Gesù Cristo, se conoscete qualcuno che la voglia compe­rare, vendetegliela subito, purché non ci perda colui che la comprerà, né i poveri, e che si faccia presto affinché il latore della presente torni subito con il denaro, perché è persona di mia fiducia e gli ho dato pieni poteri e le scritture che aveva portato.

17.             Perdonatemi se vi do tanto fastidio, ma un giorno vi sarà ricompensato in cielo; per amore di nostro Signore Gesù Cristo, vi raccomando questo affare, perché con il denaro che mi porterà, dobbiamo comprare alcuni vesti­ti per i poveri, affinché preghino Dio per l’anima di co­lui che fece il lascito e dobbiamo pagare la carne e l’olio, perché non vogliono più farmi credito, dovendo molto, e trattengo i creditori dicendo che presto mi porteranno del denaro da Malaga.

18.             Non voglio chiedervi ora la strenna, perché so che an­che lì non mancano i poveri per fare loro il bene, sola­mente (chiedo) che nostro Signore vi dia la salvezza del­l’anima, perché, in questa vita infelice, il vivere bene è la chiave di colui che sa salvarsi: tutto il resto è niente.

19.             Il vostro disobbediente fratello minore Giovanni di Dio, se Dio vuole morendo, ma però tacendo e in Dio sperando, (lui) che desidera la salvezza di tutti come la sua stessa. Amen Gesù.

Da Granada, 8 gennaio 1550.[3]

 


 

 

1.                  Questa lettera sia data alla molto nobile e virtuosa si­gnora, donna Maria di Mendoza, duchessa di Sessa, mo­glie del generoso signor duca di Sessa, don Gonzalo Fer­nandez di Cordova, virtuoso e buon cavaliere di nostro Signore Gesù Cristo, desiderosa di servirlo. Amen Gesù.

          Sia data nelle sue proprie mani a Cabra o dovunque si trovi. Amen Gesù.

2.                  Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta.

          Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Amen Gesù.

          Dio vi salvi, sorella noia amatissima in Gesù Cristo, buo­na duchessa di Sessa, voi e tutta la vostra compagnia e tutti quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

3.                  La presente, virtuosa duchessa, sarà per farvi sapere come, subito dopo che fui partito da voi, andai ad Alcau­dete a vedere donna Francesca e di là mi recai ad Alcalà, dove fui molto malato per quattro giorni e mi indebitai per tre ducati a favore di alcuni poveri molto bisognosi; e poiché trovai tutti i maggiorenti di Alcalà in rivolta con­tro il Governatore, appena mi sentii meglio, me ne andai subito a Granada, senza chiedere l’elemosina in Alcalà; Dio sa in quale necessità mi aspettavano i poveri.

4.                  Sorella mia in Gesù Cristo, buona duchessa, l’elemo­sina che mi deste, già gli Angeli l’hanno scritta nel libro della vita; l’anello è stato utilizzato così bene che, col de­naro ricavato, ho vestito due poveri piagati e ho compra­to anche una coperta; questa elemosina sta davanti a Ge­sù Cristo a intercedere per voi. Ho messo subito, a vo­stro nome, il camice e i candelieri sull’altare perché ab­biate parte a tutte le Messe e le orazioni che vi si diranno; piaccia a nostro Signore Gesù Cristo ricompensarvi di tutto ciò in cielo.

          Dio vi paghi per la buona accoglienza che mi avete fat­to, voi e tutti quelli della vostra casa: Dio riceva in cielo la vostra anima e le anime di tutti quelli che sono nella vostra casa.

5.                  Sono molto obbligato a tutti i signori dell’Andalusia e della Castiglia, ma molto più al buon duca di Sessa e a tutte le sue proprietà: è molto, molto grande la ca­rità che ho ricevuto dalla sua casa e dalle sue pro­prietà; Dio lo paghi per tutte le volte che mi ha libe­rato dalla prigionia dei debiti, piaccia a nostro Signore Gesù Cristo di ricondurlo in salute e dargli figli di be­nedizione.

6.                  Buona duchessa, quello che mi avete raccomandato, voi mi capite, l’ho avuto sempre in mente; Dio prima di tut­to e sopra tutte le cose del mondo, confidando solamen­te in Gesù Cristo, che è la perfetta certezza.

          Dico io, Giovanni di Dio, se Dio vorrà: il duca, con l’aiuto di Dio, verrà molto presto e in salute di anima e di corpo e, quando arriverà, se Dio vorrà, gli chiederete quanto vi ho detto e vedrete se è vero, con l’aiuto di Ge­sù Cristo.

          Confidate solo in Gesù Cristo: maledetto sia l’uomo che confida nell’uomo, perché dagli uomini sarà abban­donato, lo voglia o non lo voglia, ma non da Gesù Cri­sto che è fedele e duraturo: tutto perisce tranne le buo­ne opere.

7.                  Buona duchessa, vegliate sempre e tenetevi sul piede di partenza poiché siamo, se ci pensiamo bene, in guerra continua con il mondo, il diavolo e la carne, e sempre è necessario che badiamo a noi stessi perché non sappiamo l’ora in cui busseranno alla porta della nostra anima, e come ci troveranno, così ci giudicheranno.

8.                  Quando andate a letto, buona duchessa, segnatevi con il segno della Croce e confermatevi nella fede recitando il Credo, il Pater noster, l’Ave Maria e la Salve Regina, che sono le quattro preghiere che ordina di recitare la san­ta Madre Chiesa, e ordinate che le recitino le vostre da­migelle e le vostre domestiche, come credo che sempre comandiate che le recitino perché, quando sono stato da voi, le ho sentite recitare la dottrina cristiana.

9.                  Sarete molto afflitta sorella mia, buona duchessa di Ses­sa, perché mi hanno detto che don Alvaro e don Bernar­dino sono già partiti; Gesù Cristo accompagni le loro ani­me e li guidi e li porti in salute dinanzi alla vostra vir­tuosa e umile madre, donna Maria di Mendoza.

          Non siate afflitta, consolatevi solo con Gesù Cristo, non desiderate consolazioni in questa vita ma in cielo e per tutto ciò che Dio vorrà darvi qui, rendetegli sempre grazie.

10.             Quando vi troverete angustiata, ricorrete alla Passio­ne di Gesù Cristo nostro Signore e alle sue preziose Pia­ghe, e sentirete grande consolazione; considerate tutta la sua vita: che cosa è stata se non fatiche, per darci l’esem­pio?

          Di giorno predicava e di notte pregava; perché noi po­veri peccatori e vermiciattoli vogliamo cercare il riposo e le ricchezze se, anche nel caso fossimo i padroni di tut­to il mondo, non saremmo affatto migliori, e non ci ac­contenteremmo, se avessimo molto di più?

          È veramente contento solo colui che, disprezzando tut­te le cose, ama Gesù Cristo; dare il tutto per il tutto che è Gesù Cristo, come lo date e volete darlo voi buona du­chessa: voi dite che amate più Gesù Cristo che tutto il mondo, che confidate sempre in Lui e che per Lui amate tutti, affinché si salvino.

11.             O buona Duchessa! voi vivete, come la casta tortorel­la, sola e ritirata in codesta villa, lontana dal contatto con la corte, attendendo il buon duca, vostro generoso e umile marito, sempre in preghiere e facendo delle elemosine, praticando sempre la carità perché ne sia partecipe il vo­stro generoso e umile marito, il buon duca di Sessa, e per­ché Cristo custodisca il suo corpo dal pericolo e la sua anima dal peccato.

          Piaccia a Dio di condurvelo presto dinnanzi ai vostri occhi e vi dia figli di benedizione, affinché possiate ser­virlo e amarlo sempre e offrirgli il frutto che Lui vi darà, perché se ne serva.

12.             Molto vi deve il duca, perché sempre pregate per lui e avete tanta cura e tanto lavoro per governare codesta casa, dove vi esercitate nelle opere di misericordia, dan­do da mangiare e da vestire a tutti coloro che vi dimora­no. Alcuni sono vecchi e altri giovani; e quelle damigelle e governanti, e le altre orfane e vedove, dove andrebbe­ro senza di voi?

          Tutti sono obbligati a servirvi e a esservi fedeli, e voi a fare loro il bene, poiché Dio ama tutti.

13.             Se considerassimo quanto è grande la misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene mentre possia­mo farlo, poiché, mentre noi diamo per suo amore ai po­veri quello che Lui stesso ci dà, Egli ci promette il cento per uno nella beatitudine del cielo. O felice guadagno e usura!

          Chi non darà quello che possiede a questo mercante benedetto, dal momento che Lui fa con noi un affare così buono e ci prega con le braccia aperte di convertirci, di piangere i nostri peccati e di avere la carità prima ver­so le nostre anime, poi verso il prossimo?

          Perché, come l’acqua spegne il fuoco, così la carità can­cella il peccato.

14.             Sorella mia in Gesù Cristo, dovete sapere che ho un gran da fare, come potrà dirvi il mio compagno Angulo, perché sto rinnovando tutta la casa che era rovinata dap­pertutto e vi pioveva dentro, e per questi lavori mi trovo in grande necessità; ho deciso perciò di scrivere a Zafra, al Conte di Feria e al Duca di Arcos, perché si trova là il maestro Avila e sarà un buon intermediario, affinché mi mandino qualche soccorso che mi libererà dai debiti; con l’aiuto di Gesù Cristo, io penso che lo faranno.

15.             Sorella mia, vi causo sempre disturbo e molestia, ma spero in Dio che, un giorno, vi sarà riposo per la vostra anima.

          Dovete sapere che l’altro giorno, quando stavo a Cor­dova, andando per la città, ho trovato una casa nella più grande necessità, dove vi erano due ragazze che avevano il padre e la madre ammalati a letto e rattrappiti da dieci anni; li ho visti così poveri e così malconci, che mi spez­zarono il cuore: seminudi, pieni di pidocchi, avevano come letto dei fasci di paglia; li soccorsi come potevo, per­ché andavo di fretta per trattare con il maestro Avila, ma non diedi loro come avrei voluto.

16.             Il maestro Avila mi ordinò di partire subito e di ritor­nare a Granada; nella fretta, ho raccomandato questi po­veri ad alcune persone che se ne sono scordate o non hanno voluto o potuto fare di più; mi hanno scritto una lettera che mi ha spezzato il cuore, per quanto mi man­davano a dire. Mi trovo in tanta necessità che, il giorno in cui devo pagare quelli che lavorano, alcuni poveri ri­mangono senza mangiare, e Dio lo sa e ve lo dichiari, che mi trovai con un solo reale che diedi ad Angulo per il viaggio.

17.             Così, buona Duchessa, io desidero, se così piace a Dio, che guadagniate voi questa elemosina, che gli altri hanno perduta, e sono quattro ducati: tre per quelle poverette, perché si comperino due coperte e due gonne perché un’a­nima vale più di tutti i tesori del mondo e quelle ragazze non pecchino per così poca cosa; l’altro ducato sarà per Angulo, mio compagno, per il suo viaggio a Zafra e per il ritorno, perché sto aspettando che arrivi con qualche soccorso. Voi siete più obbligata verso i vostri domestici che verso gli estranei, ma dare qui o dare là, tutto è gua­dagno: tanti più Mori, tanti più guadagni (più voi date, più guadagnate); se non aveste la possibilità di farlo, tor­nerà Angulo a vendere due misure di grano ad Alcaude­te, se invece glieli darete, lui sa cosa farne e dove abita­no quelle poverette.

18.             Sorella mia, porgerete i miei ringraziamenti e le mie raccomandazioni alla vostra governante di Valladolid e a tutte le donzelle, a quella che canta, a tutte quelle di casa e a don Giovanni.

          Nostro Signore Gesù Cristo vi custodisca, mia buona duchessa.

          Il vostro fratello minore e disobbediente Giovanni di Dio, se Dio vuole morendo, ma però tacendo e in Dio sperando, (lui) che desidera la salvezza di tutti come la sua stessa. Amen Gesù.

19.             Se gli darete questa elemosina, buona duchessa, con­segnategli una lettera con due righe, affinché me la porti e sappia se l’avete fatta, e il grano sarà venduto a suo tem­po; spedite presto Angulo con quello che Dio vorrà e co­manderà e con quello che voi gli darete. Amen Gesù.[4]

 

 

 


 

 

 

1.                  Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta.

          Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Amen Gesù.

          Dio vi salvi, sorella mia amatissima in Gesù Cristo, mol­to nobile e virtuosa e generosa e umile duchessa di Ses­sa; Gesù Cristo salvi e custodisca voi e tutta la vostra com­pagnia, e tutti quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

2.                  Questa lettera è per farvi sapere come sto e per met­tervi al corrente di tutti i miei lavori, le mie necessità e le mie angustie, che ogni giorno aumentano e soprattut­to ora.

          Ogni giorno sempre più aumentano i debiti e i poveri, molti dei quali giungono nudi, scalzi, piagati e pieni di pidocchi, cosicché è necessario avere uno o due uomini impegnati solamente a distruggere i pidocchi in una cal­daia di acqua bollente, e questo lavoro durerà d’ora in avanti tutto l’inverno fino al prossimo mese di maggio; perciò, sorella mia in Gesù Cristo, le mie fatiche cresco­no ogni giorno di più.

3.                  Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto portarsi via una sua figlia che tanto amava e prediligeva, donna France­sca, figlia di don Bernardino, nipote del marchese di Mon­dejar; nostro Signore Gesù Cristo le diede tanta grazia che, mentre visse sulla terra, fece sempre molto bene ai poveri e a tutte le persone che, per amor di Dio, le chie­devano qualche cosa, non mancava mai di dare loro una benedetta elemosina, sicché nessuno se ne andava senza conforto dalla sua casa per le buone parole, il buon esem­pio e la buona dottrina che elargiva questa beata dami­gella.

4.                  Sono tante le cose che faceva che, per scriverle, sa­rebbe necessario un grande libro; un giorno o l’altro scri­verò più a lungo su questa beata damigella - donna Francesca che nostro Signore Gesù Cristo ha voluto pren­dere con Sé, dove è viva e sana, e con molta felicità e riposo, come ci dice la nostra fede - e su quello che abbiamo visto, tutte noi persone che l’abbiamo cono­sciuta.

          Mediante la volontà di Dio e le buone opere che Ge­sù Cristo operava in lei e la grazia che le dava, faceva del bene a tutti, tanto con il consiglio quanto con l’ele­mosina: per tutto e per tutti Gesù Cristo le dava grazia. Pertanto, secondo la nostra fede e secondo quello che qui sulla terra l’abbiamo vista compiere, tutti noi che l’abbiamo conosciuta, non possiamo fare a meno di cre­dere che ora ella sia nel riposo eterno con nostro Si­gnore Gesù Cristo e con tutti gli Angeli della Corte ce­leste.

5.                  Tutti quelli che la conoscevano, tanto i poveri come i ricchi, hanno sentito molto la sua morte, e con molta più ragione e assai di più dovrei sentirla io, più che nes­sun altro, per la consolazione e il buon consiglio che sem­pre mi dava: per quanto afflitto andassi a casa sua, mai ne uscivo senza consolazione e buon esempio, e poiché piacque a nostro Signore toglierci tanto bene, benedetto Egli sia per sempre, perché Lui sa meglio di noi quello che fa e a noi conviene, più di quanto noi possiamo pen­sare.

6.                  Sorella mia molto amata in Gesù Cristo, ho voluto in­formarvi dei miei lavori, delle mie angustie e delle mie necessità, perché so che soffrite per me, come io farei per le vostre cose.

          Vi sono assai obbligato, buona duchessa, e mai dimen­ticherò il buon trattamento che mi avete usato, più di quanto meritassi; nostro Signore vi ricompensi in cielo e vi rimetta in salute il buon duca di Sessa, vostro molto umile marito, e vi dia figli di benedizione e così lo ser­viate e lo amiate sopra tutte le cose del mondo.

7.                  Confidate solo (in Gesù Cristo) che possa tornare molto presto in salute di corpo e di anima, e non siate contristata né sconsolata perché, d’ora innanzi, vi sentirete più lieta di quanto non lo siate stata finora e saprete che era vero quello che io vi avevo detto, confidando solo in Ge­sù Cristo, Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mon­do; perché io non so niente, Gesù Cristo sa tutto e, col suo aiuto, sarete consolata molto presto nel vedere il vo­stro umile marito, che io tanto stimo e amo (sono di tan­to peso a lui e a tutti i suoi affari).

8.                  Quante volte egli mi ha levato d’impiccio, liberato dai debiti e confortato con la sua benedetta elemosina che gli Angeli tengono registrata in cielo nel libro della vita, dove egli possiede già un grande tesoro per quando vi an­drete, buona duchessa, e là lo godrete per sempre insie­me al vostro umile marito, il buon duca di Sessa. Piaccia a nostro Signore Gesù Cristo condurvelo presto dinnan­zi ai vostri occhi e vi dia figli di benedizione, perché rin­graziate, come sempre fate, nostro Signore Gesù Cristo per tutto ciò che Egli fa e ci concede; se alcune volte ci dà fatiche e angustie, ciò è per il nostro bene e affinché meritiamo di più.

9.                  Quando mi trovo afflitto, non trovo rimedio o conso­lazione migliore che guardare e contemplare Gesù Cristo Crocifisso e pensare alla sua santissima Passione, alle fa­tiche e alle angustie che patì in questa vita: tutto per noi peccatori, cattivi, ingrati e misconoscenti.

          Considerando che l’Agnello senza macchia soffia tanti travagli senza averli meritati, come possiamo noi cercare e volere riposo e piaceri in questa terra, dove tanti mali e tante pene inflissero a Gesù Cristo, che ci ha creati e redenti? Che cosa speriamo noi di avere?

10.             A voler ben guardare, buona duchessa, questa vita non è altro che una continua guerra, finché vivremo in que­sto esilio e in questa valle di lacrime; sempre combattuti da tre nemici mortali che sono: il mondo, il diavolo e la carne.

11.             Il mondo ci attira con i vizi e con le ricchezze, pro­mettendoci lunga vita, dicendo: va’ là che sei giovane, abbandonati ai piaceri che poi nella vecchiaia ti rav­vederai.

12.             Il diavolo ci attira tendendoci sempre dei lacci e delle reti per farci inciampare e cadere e così impedirci di fare il bene e la carità, impegnandoci solo nella cura dei beni temporali, affinché non ci ricordiamo di Dio e della cura che dovremmo avere della nostra anima, mantenendola pura e rivestendola di buone opere; liberatici da un af­fanno, siamo presi da un altro, appena terminata una fac­cenda, diciamo: voglio cambiare la mia vita; così, dicen­do adesso e un’altra volta adesso, mai riusciamo a libe­rarci dagli inganni del demonio, fino a che viene l’ora della morte e allora risulta falso tutto ciò che il mondo e il dia­volo promettono; pertanto, siccome il Signore ci giudi­cherà quali ci troverà, sarà bene emendarci per tempo e non fare come quelli che dicono domani, domani, e non cominciano mai.

13.             Vi è poi l’altro nemico, il maggiore, che come padrone di casa e come uno della famiglia, con belle parole e bei modi cerca di portarci alla perdizione: questi è la carne e il nostro corpo che non desidera altro che mangiare be­ne, bere bene, vestire bene, dormire, lavorare poco, dar­si ai piaceri della carne e vanagloriarsi.

14.             Per vincere questi tre nemici, abbiamo bisogno della presenza, dell’aiuto e della grazia di Gesù Cristo; abbia­mo bisogno di disprezzare totalmente noi stessi per il tutto che è Gesù Cristo: confidando solamente in Lui, confes­sando la verità e tutti i peccati ai piedi del confessore, adempiendo la penitenza impostaci e promettendo di mai più peccare, solo per Gesù Cristo; e se ci accadesse di pec­care, confessiamoci frequentemente.

15.             In questo modo ciascuno potrà vincere questi nemici di cui ho parlato. Non confidare in se stessi perché si ca­drà mille volte al giorno in peccato, ma confidare solo in Gesù Cristo e unicamente per il suo amore e per la sua bontà non peccare, né mormorare, né fare del male, né danno al prossimo, ma desiderare per il prossimo ciò che vorremmo facessero a noi; e desiderare che tutti si salvino; e amare e servire solo Gesù Cristo per quello che Lui è, e non per timore dell’inferno; e per quanto è pos­sibile, il confessore sia buono, e dotto, e di buona fama, e di buona vita. Tutto ciò voi lo sapete meglio di me, sorella mia in Gesù Cristo; quando vorrete inviarmi qual­che buon consiglio, io lo riceverò con molta buona vo­lontà, come da sorella mia in Gesù Cristo.

16.             E adesso, sorella mia amatissima e carissima, fatemi sa­pere come state e come vi trovate dopo la partenza di don Alvaro e di don Bernardino, vostri molto nobili, virtuosi e umili zii e fratelli miei in Gesù Cristo, che io molto amo.

          Dio li ricompensi per la buona accoglienza che, dovun­que mi hanno incontrato, sempre mi hanno riservata; no­stro Signore Gesù Cristo riceva in cielo le loro anime e li guidi con ogni bene dinnanzi agli occhi della vostra mol­to umile madre, donna Maria di Mendoza, molto nobile, virtuosa e generosa, che sempre desidera di piacere e ser­vire a nostro Signore Gesù Cristo.

17.             Fatemi sapere come sono arrivati e come si trovano, e nello stesso tempo datemi pure qualche bella notizia del buon duca, vostro molto umile marito, perché io mi ral­legrerò molto di ogni suo bene; come si trova, come sta e dove; piaccia a nostro Signore Gesù Cristo di condurlo presto in salute di corpo e di anima, lui e tutta la sua com­pagnia, e tutti quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

18.             Sorella mia amatissima, buona e umile duchessa! Voi vi trovate sola e isolata in questo castello di Baena, cir­condata dalle vostre molto virtuose damigelle e dame mol­to onorate e oneste, lavorando e impegnandovi notte e giorno, per non stare oziosa, né per perdere il tempo in­vano; voi desiderate prendere esempio da nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta che, essendo Madre di Dio, Regina degli Angeli e Signora del mondo, tesseva e lavorava tutto il giorno per il suo sostentamento; e nel­la solitudine pregava la notte e parte del giorno, per farci comprendere che, dopo il lavoro, dobbiamo rendere gra­zie a nostro Signore Gesù Cristo che usa con noi tanta misericordia dandoci da mangiare, da bere, da vestire e tutte le cose senza che le meritiamo; che se Lui non in­tervenisse, a che cosa gioverebbe il nostro lavoro, il no­stro acume e la nostra diligenza?

19.             Cosicché voi state sempre lavorando e occupandovi in opere di misericordia; facendo recitare a tutti e a tutte la dottrina cristiana e le quattro preghiere comandate dalla santa Madre Chiesa e facendole imparare a quelli che non le sanno; e sempre pensate alla Passione di nostro Signo­re Gesù Cristo e alle sue Piaghe preziose; e dite che ama­te Lui solo più di tutte le cose del mondo; e che volete e amate ciò che Lui vuole e ama, e detestate ciò che Lui detesta; e per il suo amore e la sua bontà, e non per altro interesse, volete fare il bene e la carità ai poveri e alle persone indigenti.

20.             Ora, sorella mia, perdonatemi di essere sempre prolisso nello scrivere, eppure non vi scrivo tutto quello che io de­sidererei, perché sono molto afflitto e ho male agli occhi e mi trovo in molte necessità, nostro Signore Gesù Cristo ve lo faccia comprendere; perché con quest’opera che ho iniziato non posso muovermi perché sto rinnovando tutto l’ospedale e sono molti i poveri e grandi sono le spese che qui si fanno, e tutto ciò (si fa) senza rendita; ma Gesù Cri­sto provvede a tutto, poiché io non faccio nulla.

21.             Vorrei percorrere presto codesta Andalusia fino a Za­fra e a Siviglia, ma non posso finché non abbia termina­to quest’opera, perché non sia vanificata. Mi trovo così indebitato e in mezzo a tanta necessità, che non so che cosa fare, sicché, sorella mia amatissima in Gesù Cristo, mando costì Angulo perché venda il grano o lo porti qui, come meglio vi sembrerà; ma soprattutto ho grande bi­sogno di danaro per quest’opera e per pagare alcuni de­biti che mi cavano gli occhi, e anche perché non ho de­naro sufficiente per pagare quelli che vengono a portare il grano e la spesa è molta, perciò mi pare molto meglio venderlo; però vedete voi, sorella mia, quel che vi sem­brerà meglio fare.

22.             Angulo porta la cedola del grano e la mia procura che io ho fatto fare dal mio scrivano.

          Per amore di nostro Signore Gesù Cristo, fate in mo­do che egli non torni senza qualche soccorso, in un modo o nell’altro; perché appena torna Angulo, noi partiremo per Siviglia e per Zafra, a vedere il conte di Feria e il duca di Arcos, adesso che vi si trova anche il Maestro d’Avila, che è andato a fare loro visita; può darsi che piac­cia a nostro Signore Gesù Cristo, che essi mi liberino da qualche debito.

          È meglio che ci vada io di persona e non che mandi delle lettere, perché loro hanno tante faccende e tanti po­veri ai quali fare l’elemosina che, se non ci si presenta di persona, passa loro di mente quello che gli si manda a dire; e non mi stupisco, perché i signori sono molto as­sediati dai poveri che danno loro molto disturbo.

          Il Maestro d’Avila mi manda a dire, per mezzo di Angulo, che io vada là.

23.             Sorella mia in Gesù Cristo, il Signore vi ricompensi in cielo dell’elemosina che avete dato ad Angulo per quelle poverette e per il suo viaggio, che fu di quattro ducati; egli mi ha raccontato ogni cosa e come voi soffrivate per le mie difficoltà; perdonatelo per non aver potuto venire costì a motivo di alcune lettere.

          Ora sorella mia amatissima in Gesù Cristo, vi prego per amore di nostro Signore Gesù Cristo, di avere compassio­ne delle mie fatiche, delle mie angustie e delle mie necessi­tà, affinché Dio abbia misericordia di voi e di tutte le vo­stre cose e di quanto Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

24.             Sorella mia, buona duchessa, porterete i miei saluti al­la vostra molto virtuosa governante, che ella preghi Dio per me, come io farò per lei, come pure a tutte le dame e damigelle molto umili e virtuose della vostra nobile ca­sa, che tutte preghino Dio per me, perché mi trovo in grande guerra e battaglia.

          Così pure porterete i miei ossequi al mio amatissimo fratello don Giovanni, che mi scriva come sta e come si trova, e anche a tutti i cavalieri e servitori della vostra nobilissima casa.

25.             Tutti preghino nostro Signore Gesù Cristo, affinché mi dia grazia e aiuto per vincere il mondo, il diavolo e la carne e per osservare i suoi santi comandamenti; mi faccia professare e credere tutto ciò che professa e crede la santa Madre Chiesa, e confessare con sincerità e con­trizione tutti i miei peccati, adempiere la penitenza che mi sarà imposta dal confessore, amare e servire solo Ge­sù Cristo; che altrettanto farò io per loro.

          Porgerete i miei omaggi a donna Isabella, musicista, dicendole che nostro Signore Gesù Cristo la faccia cre­scere di bene in meglio nelle virtù.

26.             Viene da voi Giovanni d’Avila, che è il mio compa­gno. Benché sempre io lo chiami Angulo, il suo vero non è Giovanni d’Avila.

          Sorella mia amatissima, buona duchessa di Sessa man­datemi un altro anello o qualsiasi altra cosa di vostro, af­finché io abbia qualcosa da impegnare, perché l’altro è già stato utilizzato e già lo avete in cielo.

          Dite alla governante, molto umile, e a tutte le dame e damigelle che se hanno qualche cosetta d’oro o d’argento, me la mandino per i poveri e per inviarla al cielo; che me la mandino affinché mi ricordi di loro.

          Nostro Signore Gesù Cristo vi salvi e vi custodisca, buona duchessa, voi e tutta la vostra compagnia e quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

          E comunque sia, sono grandemente obbligato a prega­re per tutti e per tutte quelle della vostra nobile e acco­gliente casa.

27.             Il vostro disobbediente fratello minore Giovanni di Dio, se Dio vuole morendo, ma però tacendo e in Dio sperando, (lui) che desidera la salvezza di tutti come la sua stessa. Amen Gesù.

     Buona duchessa, molto spesso mi ricordo dei regali che mi facevate a Cabra e in Baena e dei pezzetti di pane te­nero che mi davate; Dio vi dia il cielo e vi faccia parteci­pe dei suoi beni. Amen Gesù[5].

 

 


 

 

 

1.                  Questa lettera sia data all’umile e generosa signora, don­na Maria de los Cobos e Mendoza, moglie del nobile e virtuoso signor don Gonzalo Fernandez de Cordova, du­ca di Sessa, miei fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.

2.                  Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta.

          Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Amen Gesù.

          Dio vi salvi, sorella mia in Gesù Cristo, buona duchessa di Sessa, voi e tutta la vostra compagnia, e quanti Dio vorrà e comanderà. Amen Gesù.

3.                  Il grande amore che ho sempre nutrito per voi e per il vostro umile marito, il buon duca, fa sì che non possa dimenticarvi per il molto che vi devo; e così la ricono­scenza per avermi sempre aiutato e soccorso nei miei im­pegni e nelle mie necessità, con la vostra benedetta ele­mosina e carità, per sostentare e vestire i poveri di que­sta santa casa di Dio e di molti altri fuori; l’avete sempre fatto molto bene, come buoni difensori e cavalieri di Ge­sù Cristo e ciò mi induce a scrivere questa lettera, buona duchessa, perché non so se più tornerò a vedervi e parlarvi: Gesù Cristo vi veda e vi parli per me.

4.                  È così grande il dolore che mi causa il mio male, che non posso neppure proferire parola e non so neanche se potrò terminare di scrivervi questa lettera.

          Desidererei molto vedervi e pertanto pregate Gesù Cri­sto che, se a Lui piace, mi dia quella salute che sa essermi necessaria per salvarmi e perché faccia penitenza dei miei peccati.

          Se a Lui piacerà ridarmi la salute, appena mi sentirò meglio, verrò subito a trovarvi e vi porterò le bambine che mi avete domandato.

          Sorella mia in Gesù Cristo, avevo pensato di venire da voi per Natale, ma Gesù Cristo ha disposto molto me­glio di quanto meritassi.

5.                  Oh buona duchessa! Gesù Cristo vi ricompensi in cie­lo dell’elemosina e della santa carità che sempre mi avete elargita e vi rimetta in salute il buon duca, vostro gene­rosissimo e umile marito e vi dia figli di benedizione; e spero in Gesù Cristo che ve li darà.

          E ricordatevi bene di ciò che vi dissi un giorno a Ca­bra: mettete la vostra speranza solo in Gesù Cristo, per­ché da Lui sarete consolata, anche se adesso vi trovate nelle difficoltà, perché tutto alla fine risulterà per mag­giore consolazione e gloria vostra, se lo soffrirete per Gesù Cristo.

6.                  O buon duca, o buona duchessa, siate benedetti da Dio, voi e tutta la vostra generazione, e poiché non posso ve­dervi, anche se sono un indegno peccatore, da qui vi man­do la mia benedizione.

          Dio che vi fece e vi creò, vi conceda grazia con la qua­le possiate salvarvi. Amen Gesù.

          La benedizione di Dio Padre, l’amore del Figlio, e la grazia dello Spirito Santo, siano sempre con voi, con tut­ti e con me. Amen Gesù.

          Da Gesù Cristo siate consolati e soccorsi, poiché per amore di Gesù Cristo, mi avete aiutato e soccorso, sorel­la mia in Gesù Cristo, buona e umile duchessa.

7.                  Se a Gesù Cristo piacerà togliermi da questa vita pre­sente, do con questa lettera autorizzazione affinché - quando verrà il mio compagno Angulo, che è andato a corte, e ve lo raccomando perché rimarrà molto povero, sia lui che sua moglie - vi porti il mio simbolo, che sono tre lettere di filo d’oro su raso rosso; le conservo da quan­do entrai in lotta col mondo, custoditele accuratamente con questa croce per darle al buon duca, quando Dio ve lo avrà ricondotto.

8.                  Le lettere sono su raso rosso, perché sempre abbiate in mente il prezioso Sangue che nostro Signore Gesù Cri­sto sparse per tutto il genere umano e la sua sacratissima Passione, perché non vi è più alta contemplazione di quella della Passione di Gesù Cristo, e con l’aiuto di Gesù Cri­sto, chiunque ne sarà devoto, non si perderà.

9.             Tre sono le lettere, perché tre sono le virtù che ci in­camminano verso il cielo: la prima è la fede, (che si prati­ca) credendo tutto quello che crede e professa la santa Madre Chiesa, osservando i suoi comandamenti e met­tendoli in pratica; la seconda è la carità: carità prima verso le nostre anime, purificandole con la confessione e la pe­nitenza, e poi carità con il nostro prossimo e con i nostri fratelli, desiderando per loro ciò che desideriamo per noi stessi; la terza è la speranza solo in Gesù Cristo che, in cambio delle fatiche e delle infermità che per suo amore sopporteremo in questa miserabile vita, ci darà la gloria eterna per i meriti della sua sacra Passione e per la sua grande misericordia.

10.             Le lettere sono d’oro perché come l’oro, che è un me­tallo tanto pregiato, per risplendere e avere il colore che deve avere per essere pregiato, viene prima separato dal­la terra e dalle scorie che lo accompagnano e poi purgato col fuoco per rimanere pulito e purificato, così occorre che l’anima, che è un gioiello tanto pregiato, sia separata dai piaceri e dalle carnalità della terra e rimanga sola con Gesù Cristo, purificata poi nel fuoco della carità con le fatiche, i digiuni, le discipline e l’aspra penitenza perché possa essere apprezzata da Gesù Cristo e risplenda da­vanti alla presenza divina.

11.             Questo panno ha quattro angoli, perché sono quattro le virtù che accompagnano le tre già menzionate, e que­ste sono: la prudenza, la giustizia, la temperanza e la for­tezza.

          La prudenza ci insegna ad agire prudentemente e sag­giamente in tutte le cose che dobbiamo fare e pensare, consigliandoci con i più vecchi, perché sanno più di noi.

          La giustizia vuol dire essere giusti e dare a ciascuno quello che è suo: tutto quello che è di Dio, darlo a Dio, quello che è del mondo, darlo al mondo.

          La temperanza ci insegna a prendere con moderazione e con sobrietà il mangiare, il bere, il vestire e tutte le al­tre cose che sono necessarie per la cura dei corpi umani.

          La fortezza ci dice di essere forti e costanti nel servi­zio a Dio, affrontando con volto sorridente gli affanni, le fatiche e le infermità, così come la prosperità e la gioia, e per gli uni e per le altre, rendendo grazie a Gesù Cristo.

12.             Sull’altro lato di questo panno vi è una croce a forma di «X», che deve portare chiunque desideri salvarsi, cia­scuno come a Dio piace e gli dà la grazia.

          Sebbene tutti miriamo ad un medesimo traguardo, ognuno però va per la strada in cui Dio lo incammina: alcuni sono frati, altri chierici, altri eremiti e altri sono sposati, cosicché in qualsiasi stato, ognuno può salvarsi se vuole.

          Tutto ciò, buona duchessa, voi lo sapete molto meglio di me e per questo mi fa piacere parlare con chi mi capi­sce.

13.             A Dio dobbiamo tre cose: amore, servizio e riverenza.

          Amore: che come Padre celeste lo amiamo sopra tutte le cose del mondo; servizio: che lo serviamo come Signo­re non per interesse della gloria che darà a quelli che lo avranno servito, ma unicamente per la sua bontà; rive­renza: come a Creatore, non pronunciando il suo santo Nome, se non per rendergli grazie e benedirlo.

14.             In tre cose dovete occupare il tempo ogni giorno, buo­na duchessa: nell’orazione, nel lavoro e nella cura del corpo.

          Nell’orazione: ringraziando Gesù Cristo la mattina ap­pena alzata per i benefici e i favori che sempre vi fa nel­l’avervi creata a sua immagine e somiglianza, per la gra­zia che ci diede di essere cristiani; chiedendo misericor­dia a Gesù Cristo, affinché Egli ci perdoni e pregando Dio per tutto il mondo.

          Nel lavoro: perché dobbiamo lavorare fisicamente, oc­cupandoci in qualche esercizio che sia virtuoso, onde pos­siamo meritare quello che mangiamo, perché Gesù Cri­sto lavorò fino alla morte e perché non vi è cosa che ge­neri più peccati dell’ozio.

          Nella cura del corpo: perché come un mulattiere cura e mantiene l’animale per servirsene, così conviene dare al nostro corpo ciò che gli è necessario, affinché abbiamo le forze per servire Gesù Cristo.

15.             Sorella mia amatissima e stimatissima, vi prego per amore di Gesù Cristo, che abbiate in mente tre cose, e sono queste: la prima l’ora della morte alla quale nessuno può sfuggire, le pene dell’inferno e la gloria e la beatitu­dine del Paradiso.

          Quanto alla prima: pensare come la morte consuma e distrugge tutto ciò che questo miserabile mondo ci dà e non ci consente di portare con noi se non un pezzo di tela stracciata e malcucita; quanto alla seconda: pensare come e per così brevi piaceri e passatempi che trascorro­no in un momento, dobbiamo andare a scontarli, se mo­riamo in peccato mortale, nel fuoco dell’inferno che du­ra sempre; quanto alla terza: considerare la gloria e la bea­titudine che Gesù Cristo ha riservato a quelli che Lo ser­vono, che nessun occhio vide, né orecchio udì, né cuore ha mai potuto immaginare.

16.             Pertanto, sorella mia in Gesù Cristo, sforziamoci tut­ti, per amore di Gesù Cristo, e non lasciamoci vincere dai nostri nemici: il mondo, il diavolo e la carne; soprat­tutto, sorella mia, abbiate sempre carità, poiché questa è la madre di tutte le virtù.

17.             Sorella mia in Gesù Cristo, questo dolore mi affligge molto e non mi lascia scrivere, perciò voglio riposarmi un poco, perché vi voglio scrivere a lungo, e non so se ci vedremo più.

              Gesù Cristo sia con voi e con tutta la vostra compa­gnia, ecc.…[6]

 

 

 



[1] L'originale di questa lettera si trova nell'archivio dell'Ordine, presso la Curia Generalizia, all'Isola Tiberina.(Roma).

[2] L'originale di questa lettera si trova nell'Archivio dell'Ordine presso la Curia Generalizia, all'Isola Tiberina (Roma).

[3] L'originale di questa lettera si trova nell'Archivio dell'Ordine presso la Curia Generalizia, all'Isola Tiberina (Roma).

[4] Non abbiamo l’originale di questa lettera; la copia, che servì per la beati­ficazione del santo, è invece conservata all’Isola Tiberina (Roma) nell’Archivio dell’Ordine, presso la Curia Generalizia.

[5] L’originale di questa lettera si conserva a Granada, nel «camarìn» della Basilica di San Giovanni di Dio.

[6] Non abbiamo l’originale di questa lettera, ma la copia che se ne fece per l’esame degli scritti di San Giovanni di Dio al tempo del processo per la beati­ficazione, è a Roma nell’Archivio dell’Ordine, presso la Curia Generalizia, al­l’Isola Tiberina.

 
 

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