Solennità di San Giovanni di Dio

lettera circolare del Priore Generale

 

SAN GIOVANNI DI DIO: LA MISERICORDIA PUO’ TUTTO

Cari Confratelli, Collaboratori e membri della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, 

L’8 di marzo celebriamo la solennità di San Giovanni di Dio, nostro Patrono e nostro Fondatore. Vi invio i miei auguri più sinceri, con l’auspicio che viviamo questa giornata con animo gioioso. Quest’anno stiamo celebrando l’Anno Santo della Misericordia, indetto da Papa Francesco. Credo sia una buona occasione per volgere il nostro sguardo su San Giovanni di Dio e riflettere, seppur brevemente, sulla esperienza di misericordia del Signore che egli stesso sperimentò nella sua vita, e che deve costituire per noi una fonte di ispirazione.

Desidero iniziare facendo riferimento al sermone di San Giovanni d’Avila di quel 20 gennaio a Granada, durante la festa dei Santi Sebastiano e Fabiano, e che ha sempre richiamato la mia attenzione. Quali furono le parole esatte pronunciate dal Maestro Avila e quale sconvolgimento provocarono in Juan Ciudad? Ecco l’inizio del sermone, che commentava il capitolo 6 del vangelo di Luca, quello delle beatitudini: “Se il Signore non fosse sceso dalla montagna sino alla pianura, cosa ne sarebbe di noi? Saremmo rimasti nella stessa condizione del passato. Se il Signore non avesse nascosto la sua grandezza, e non si fosse rivestito della nostra umanità, per lavare gli uomini dal peccato, saremmo rimasti nelle nostre miserie e nelle nostre lordure…”[1]

Quelle parole dirompenti fecero impazzire Giovanni di Dio, che finì per essere ricoverato in ospedale perché considerato “pazzo”, un pazzo d’amore, come tutti sappiamo. Ma quella era la Parola di Dio, che come un coltello affilato si conficcò sin nel profondo del cuore di quel libraio che si era recato ad ascoltare un famoso Predicatore, e che invece incontrò Dio, che lo stava aspettando. Le reazioni furono eccentriche, ma con l’aiuto del Maestro Avila trovò la pace e scoprì quanto il Signore lo amava, nonostante le sue miserie umane.

Il quel sermone, e nei fatti che accaddero in seguito, il nostro Fondatore scoprì e visse il nucleo centrale dell’esperienza di Dio e della vita cristiana: la misericordia di Dio, che pervade ogni cosa e che tutto risana, e che è la caratteristica che esprime al meglio la grandezza di Dio. La misericordia produsse la conversione e il cambiamento in colui che desiderava già da tempo servire il Signore, ma che ancora non aveva trovato la strada giusta per farlo. Ora Dio stesso gliela stava mostrando. La misericordia può tutto.

Conosciamo la dinamica dell’amore di Dio, della misericordia, dell’ospitalità. Nasce da Dio e quando la conosciamo, la cerchiamo e ne desideriamo sempre di più, perché dà pienezza; ma si deve incarnare negli altri, che sono nostri fratelli e sorelle. E’ quanto accadde a San Giovanni di Dio: il suo incontro con il Dio della misericordia lo aveva trasformato, così che non poteva far altro che donarsi totalmente ai malati, ai poveri e ai bisognosi, per mostrare loro l’amore misericordioso del Signore, che lui stesso aveva ricevuto. Questa esperienza fu vissuta e manifestata da Giovanni attraverso l’ospitalità evangelica, una delle espressioni che meglio incarnano la misericordia di Dio: il carisma che lo Spirito Santo gli aveva donato e del quale siamo i depositari.

Da quel momento in poi, Giovanni di Dio visse in modo sempre più profondo questa esperienza, che era iniziata ascoltando il Maestro Avila, quando il Signore lo aveva chiamato, e con la sua risposta cambiò la propria vita. Abbiamo molti esempi, parole e fatti che ne sono la riprova. Cito uno dei suoi scritti sulla misericordia di Dio più conosciuti, tratto dalla prima lettera alla Duchessa di Sessa: “Se considerassimo quanto è grande la misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene mentre possia­mo farlo, poiché, mentre noi diamo per suo amore ai po­veri quello che Lui stesso ci dà, Egli ci promette il cento per uno nella beatitudine del cielo. O felice guadagno e usura! Chi non darà quello che possiede a questo mercante benedetto, dal momento che Lui fa con noi un affare così buono e ci prega con le braccia aperte di convertirci, di piangere i nostri peccati e di avere la carità prima ver­so le nostre anime, poi verso il prossimo? Perché, come l’acqua spegne il fuoco, così la carità can­cella il peccato”.

 

Questa affermazione è allo stesso tempo semplice e straordinaria, perché subito dopo aver avvertito la chiamata di Dio si mise in moto, superando qualsiasi ostacolo e avversità, praticando con i poveri e i più fragili la misericordia fattasi ospitalità, che lui stesso aveva conosciuto e apprezzato. Ci insegna che la misericordia, che diventa ospitalità e carità verso il prossimo, può tutto, persino cancellare il peccato, così come l’acqua spegne il fuoco.

 

In questo Anno della Misericordia, l’esperienza del nostro Fondatore è un modello di misericordia per la nostra Famiglia Ospedaliera. Vi invito tutti a rileggere la sua vita e le sue lettere in quest’ottica, affinché ci aiutino a crescere nell’esperienza dell’amore misericordioso di Dio e nell’impegno di essere misericordiosi con i nostri fratelli e sorelle più vulnerabili, praticando l’ospitalità con quanti bussano alla porta della nostra casa e del nostro cuore.

 

Seguendo l’esempio di San Giovanni di Dio, in questo Giubileo della Misericordia, tutti noi, a livello personale, comunitario, delle singole Province e Case, siamo invitati a promuovere gesti di misericordia e di ospitalità nei confronti delle persone a noi vicine che si trovano in una situazione di bisogno, e che conosciamo bene. Purtroppo le situazioni difficili e di bisogno sono tante, pensiamo solo ai rifugiati e agli emarginati che cercano pace e una casa per vivere. Come avrebbe fatto il nostro Fondatore, apriamo la porta del nostro cuore, siamo misericordiosi e pratichiamo l’ospitalità nei loro confronti.

Come è ormai consuetudine in questo periodo, informo tutto l’Ordine del risultato della campagna del 2015 destinata ad aiutare i nostri centri in Sierra Leone e in Liberia, che sono stati colpiti dall’epidemia di ebola, e che è stata la continuazione di quella avviata a metà del 2014 per la stessa causa. La somma totale ricevuta dal 2014 ammonta a 3.096.102,48 de euro, ed è il frutto della generosità e della solidarietà di tutto l’Ordine e di altre istituzioni che non ci hanno fatto mancare il loro aiuto. Ancora una volta ringrazio tutti di vero cuore.

Allo stesso tempo, vi informo che la campagna del 2016 è destinata alla costruzione di un centro di formazione a Madang (Papua Nuova Guinea). Di nuovo vi ringrazio perché so che ci aiuterete a sostenere questa causa, per rafforzare la presenza del nostro Ordine in questo Paese.

Auguro alla Famiglia Ospedaliera una felice festa di San Giovanni di Dio. Che la sua vita e la sua esperienza della misericordia di Dio continuino ad essere una fonte di ispirazione per tutti noi, per mostrare con le nostre parole ma soprattutto con la testimonianza della nostra via che la MISERICORDIA PUO’ TUTTO!

Vi saluto fraternamente, uniti nel Signore e in San Giovanni di Dio.

 

Fra Jesús Etayo, O.H.

Priore Generale



[1] Cfr. Sala Balust, L. Obras completas. Sermón 74 (traduzione libera in italiano).

 
 

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